La «zuppa gialla» era una terapia descritta nei testi di medicina cinese del quarto secolo dopo Cristo, per curare certe gravi infezioni intestinali.
La tecnica usata per la batterioterapia fecale è stata sviluppata sin dal 2003 dal team del Dr. Thomas J. Borody in Australia, come trattamento alternativo nella colite pseudomembranosa.. Nello stesso anno un gruppo di ricerca dell’SMDC Medical Center in Minnesota pubblicava un lavoro che per la prima volta descriveva la metodica su 18 casi di pazienti con infezione da Clostridium difficile.
Il trapianto di microbiota fecale, più prosaicamente denominato trapianto di feci può risolvere gravi casi di diarrea provocati da un germe cattivissimo, il Clostridium difficile, contro il quale molti antibiotici non funzionano più.
Il trapianto avviene tramite un’infusione di feci di un donatore sano, diluite in una soluzione salina, attraverso un sondino che dal naso arriva al duodeno oppure direttamente nell’intestino attraverso un colonscopio. Il materiale utilizzato proviene da individui sani su cui vengono eseguiti test per escludere che siano portatori di malattie. Il trapianto funziona perché le feci contengono centinaia o addirittura migliaia di batteri, alcuni di questi batteri hanno poteri curativi perché antagonizzano germi patogeni come il Clostridium difficile e ristabiliscono la normale flora intestinale.
Il vantaggio principale della batterioterapia fecale è quello di ridurre il rischio di indurre resistenza agli antibiotici in batteri ad alta patogenicità.