La moderna scienza dell’alimentazione ha condotto a conoscenze importanti. Dopo la prima, in verità ancora unilaterale teoria delle calorie, si scoprì l’importanza per il metabolismo umano delle sostanze nutritive fondamentali, proteine, grassi e carboidrati, così come l’azione di minerali, oligoelementi, vitamine, enzimi e catalizzatori. Pasteur prese in considerazione il mondo dei microorganismi. In questo modo furono possibili delle sicure misure igieniche e sparirono le temute malattie da contagio trasmesse attraverso il cibo.
Ma i brillanti successi della scienza portavano un rovescio della medaglia. Ci si approfondì nei singoli particolari afferrabili analiticamente e li si prese come sola misura valida per un giudizio sulla qualità. Si perse così di vista
l’essenza dell’unità organica delle forze formative del vivente. Dobbiamo ora renderci conto che se non si afferra questo mondo non è possibile
comprendere l’ordine dei fenomeni percepibili ai sensi. Ciò produce i suoi effetti nella impotenza di fronte alla soluzione dei problemi pratici, come ad esempio quello del fabbisogno proteico. E’possibile consumare troppe proteine? Gli scienziati competenti non dissero nulla in proposito e venne negato che un eccesso di proteine potesse danneggiare la salute. Questa opinione cominciò a vacillare quando venne scoperto che con un consumo troppo elevato di carne potevano formarsi indurimenti dei tessuti nei vasi sanguigni a causa di un deposito di proteine: un primo passo verso l’arteriosclerosi.
Il dogma delle scienze naturali “ha valore soltanto ciò che è afferrabile con i sensi”, risulta particolarmente arduo nel campo della scienza dell’uomo. Nell’uomo la formazione della sostanza non viene determinata solo dalle forze del vivente, poichè qui interviene un che di superiore nella trasformazione della sostanza e nella sua formazione in organi.
È evidente che l’alimentazione nel corso dei secoli non è stata mai immutabile: essa è stata modificata a seconda delle diverse civiltà e dell’evoluzione dei popoli.
La storia dell’alimentazione umana è dipendente dall’evoluzione umana: nell’antichità corrispondente all’antica civiltà vedica, l’animale era l’unica sorgente alimentare attraverso il latte proveniente dal loro allevamento. Il latte è il prodotto di un organismo vivente di cui gli organi produttori sono legati al ritmo lunare degli organi di riproduzione; in questo modo l’uomo si nutre di una sostanza già eleborata da un altro essere vivente e lo sforzo di metabolizzarlo è molto più leggero rispetto ad altri alimenti.
Durante il medio evo il ruolo predominante nell’alimentazione lo svolge il vegetale: con questo tipo di alimentazione l’uomo non è più sottomesso alle forze lunari, ma a quelle solari che agiscono sulle piante; in questo periodo l’uomo si allontana dalle sostanze più vicine alla sua natura e acquisisce la possibilità di dominare il vegetale.
Nei tempi moderni appare un nuovo alimento con il bisogno del sale e con annesso tutto il procedimento commerciale e culturale per diffonderlo e utilizzarlo. L’alimentazione diventa più terrestre, l’utilizzazione delle sostanze minerali si va più diffondendo.
Questa evoluzione dell’alimentazione corrisponde a un’evoluzione della Coscienza umana che, progressivamente, s’interessa e prende possesso della terra a seconda che le forze della personalità, dell’Io, discendono più profondamente nella natura umana. Un Io presente allo stato “germinativo” non può digerire altro alimento che del latte; più profondamente incarnato può dominare il mondo vegetale, in seguito quelle minerali.
In questo modo quando l’uomo ingerisce una sostanza animale, l’Io non deve fare uno sforzo notevole digestivo per portasrlo a uno stadio umano: latte, latticini, uova e carni, quando sono assunti allo stato naturale, costituiscono il nutrimento che necessita meno sforzo da parte dell’organismo.
In maniera differente l’utilizzo nutrizionale degli alimenti minerali (sale, zuccheri, radici) necessita di una personalità pienamente sviluppata, sufficientemente forte per competere con l’inanimità e intervenire in ciò che è pienamente terrestre.
Vediamo che ciò che si sviluppa nel corso dei secoli e dei millenni si riflette nella vita umana: il parallelismo tra la storia dell’alimentazione e la storia della coscienza umana non è altro che la storia della penetrazione dell’Io nel metabolismo umano.
La storia dell’alimentazione riflette la discesa dello spirito umano nel fisico e l’acquisizione delle forze di più in più potenti capaci di trasformare le sostanze.
Possiamo ben capire che il rapporto tra questi tre sistemi determina un’interazione così sottile da creare un sistema di interscambi molto importante a livello fisiologico; quando l’uomo è sommerso da un’incessante numero di rappresentazioni che arrivano a livello della coscienza, i processi digestivi e la nutrizione possono risultare perturbati. L’organizzazione dell’Io e il corpo astrale sono sollecitati e ritenuti nel sistema neuro-sensoriale: ne segue una presenza diminuita a livello degli organi digestivi; la degradazione degli alimenti si fa in maniera incompleta e la nutrizione può diventare insufficiente.
Nel processo digestivo avviene un confronto intenso tra l’uomo e la sostanza: in questo schema si evidenziano i vari rapporti tra i diversi elementi e gli organi addominali. Gli alimenti sono sottomessi a una degradazione e una solubilizzazione progressiva: sono dapprima triturati nella cavità orale e impregnati di saliva durante la masticazione fino a continue secrezioni di sostanze dissolventi che giungono terminando nella cavità intestinale pronti ad essere assimilati.
Dopo il passaggio dalle villosità intestinali i fenomeni fisico-chimici non sono più validi: pensiamo generalmente che i prodotti della degradazione degli alimenti servono direttamente all’edificazione delle sostanze umane: ma nel sangue non troviamo questi elementi: ciò che possiamo incontrare non giungono dall’alimentazione, ma dal catabolismo muscolare.
Si è sempre comparato l’uomo a un microcosmo in rapporto al macrocosmo che ingloba tutto l’universo: quindi tutti i processi che si sviluppano nell’uomo sono il riflesso di un processo macrocosmico.
Nello stesso modo di una pianta che si sviluppa da un seme per consumarsi in un profumo nel cosmo, a uno stadio non spaziale, così il bolo alimentare, solubilizzato, giunge a un grado d’esistenza non materiale. Si può dire che le sostanze alimentari si appassiscono nel metabolismo, come la pianta si appassisce nel calore estivo.
Nel sistema digestivo umano avviene una dematerializzazione delle sostanze. Quando l’uomo digerisce, le sostanze alimentari si trasformano nel microcosmo umano;l’organizzazione dell’Io crea una nuova sostanza specifica nello stesso modo che l’irraggiamento solare produce una nuova pianta de novo: questa costruzione è limitata al sistema neuro sensoriale. Se la coscienza dell’uomo, il suo Io, non sono abbastanza forti per operare questa metamorfosi, la sostanza alimentare diventerà corpo estraneo e verrà espulsa. La sostanza umana elaborata deve rivestire una qualità conforme alle forze dell’Io umano. La digestione significa dunque una spiritualizzazione della materia e un’incitazione delle forze dell’Io a creare una sostanza umana strettamente individuale. Tutto ciò dimostra che nel campo della scienza dell’alimentazione qualsiasi dogma è da rifiutare. Attualmente tradizione e istinto cedono il passo alla conoscenza, ma sul cammino della conoscenza l’uomo è esposto da una parte all’errore, dall’altra al dogma: è per questo che attualmente nel dominio dell’alimentazione vige maggiormente la confusione.
E’ soltanto attraverso il contatto diretto e soprattutto la presa di coscienza degli alimenti da parte di un Io sano, che potrà scaturire una sana e corretta alimentazione.