La reazione fisiologica allo stress traumatico nella maggior parte dei casi viene elaborata ed integrata all’interno delle reti mnestiche cerebrali. Alcune persone però continuano a soffrire per l’evento traumatico anche a distanza di moltissimo tempo dallo stesso. Si tratta di situazioni in cui il passato viene percepito come costantemente presente.
A volte tutto ciò accade con una violenza tale da annientarci, come nel caso della morte di una persona amata, di una malattia grave, di un terremoto, di un incidente inaspettato, di una pandemia virale, della disabilità di un figlio, della perdita del lavoro, ecc.
L’espressione estrema di questo quadro è il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD), caratterizzato dal “rivivere” continuamente l’evento traumatico, continuando a provare tutte le emozioni, sensazioni e pensieri negativi esperiti in quel momento. Da qui lo studio della “resilienza” al PTSD, cioè della capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, riorganizzando positivamente la vita dinanzi alle difficoltà, restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
• La resilienza è l’assenza di uno stato psicopatologico dopo l’esposizione ad un evento traumatico
• È un processo dinamico e che comprende adattamenti positivi in un contesto avverso
Essa risulta da esperienze e risorse individuali sia biologiche che psicologiche maturate attraverso il corso della vita. Nell’infanzia e nell’adolescenza si hanno a disposizione minori risorse ambientali e minore esperienza per sviluppare delle strategie di adattamento.
La resilienza dipende fortemente da caratteristiche individuali come capacità cognitive, regolazione delle emozioni, abilità nel risolvere problemi e supporto sociale.