Uno studio interessante apparso qualche giorno fa su JAMA Neurology ed effettuato alla Johns Hopkins University, Baltimora, Maryland, suggerisce che i sintomi neurologici a lungo termine sperimentati da alcuni pazienti con COVID-19 e descritti come la “nebbia nel cervello” possono essere causati da una patologia unica: l’occlusione dei capillari cerebrali da parte di grandi cellule megacariocitiche.Gli autori riportano cinque casi post mortem separati da pazienti deceduti con COVID-19 in cui sono state identificate grandi cellule simili a megacariociti nei capillari corticali. I ricercatori sottolineano che la scoperta è interessante in quanto i megacariociti non sono mai stati trovati nel cervello prima.

Dato che tanti virus causano alterazioni nel cervello come l’encefalopatia e poiché sintomi neurologici sono spesso riportati in COVID-19, sono stati osservati dei campioni post mortem del cervello di pazienti che erano morti a causa dell’infezione.
Nella prima analisi del tessuto cerebrale di un paziente con COVID-19, non si è visto alcuna evidenza di encefalite virale, ma si sono osservate alcune cellule “insolitamente grandi” nei capillari cerebrali. I megacariociti sono delle cellule molto grandi e i capillari cerebrali sono molto piccoli, abbastanza grandi da consentire il passaggio di globuli rossi e linfociti. Vedere queste cellule molto grandi in tali vasi è estremamente insolito. Sembra che siano causa di occlusioni.
Occludendo il flusso attraverso i singoli capillari, queste grandi cellule potrebbero causare alterazioni ischemiche, dando come risultato una forma atipica di danno neurologico.
Tale quadro potrebbe alterare l’emodinamica neurovascolare e esercitare pressione su altri vasi, forse contribuendo all’aumento del rischio di ictus, segnalato in molti casi di COVID-19; sebbene nessuno dei campioni esaminati provenisse da pazienti avendo avuto un ictus con COVID-19.
Negli esami autoptici, a parte la presenza di megacariociti nei capillari, il cervello sembrava normale. In campioni di 15 cervelli di pazienti con COVID-19 sono stati trovati nei capillari cerebrali in cinque casi dei megacariociti.
Inoltre l’encefalite classica riscontrata con altri virus non è stata segnalata negli esami post mortem del cervello di pazienti che avevano avuto COVID-19.
I problemi cognitivi come lo stordimento, associati a COVID-19, indicherebbero problemi corticali, ma ciò non è stato documentato. L’occlusione di una moltitudine di minuscoli vasi da parte dei megalocariociti può offrire qualche spiegazione dei problemi cognitivi. Questo nuovo tipo di insulto vascolare suggerisce un nuovo tipo di complicanza neurologica.
I megacariociti sono cellule del midollo osseo. Non sono cellule immunitarie. Il loro compito è produrre piastrine per aiutare la coagulazione del sangue. Normalmente non si trovano al di fuori del midollo osseo, ma sono stati segnalati in altri organi nei pazienti COVID-19.

Il grande enigma è come possono essere trovati nel cervello e come possono attraversare la rete molto sottile dei vasi sanguigni polmonari.
Gli autori suggeriscono che una possibilità è che la segnalazione endoteliale alterata possa reclutare dei megacariociti nella circolazione e in qualche modo permettere loro di attraversare i polmoni.
Poiché molti pazienti con COVID-19 grave hanno problemi di coagulazione, si è ipotizzato che i megacariociti facciano parte del sistema di coagulazione e che una sorta di messaggio aberrante venga inviato a queste cellule.
Si sono trovati megacariociti nei capillari corticali nel 33% dei casi esaminati. Poiché le sezioni campionate prese di autopsia cerebrale standard sono casuali, e sono soltanto una piccola porzione del volume corticale, trovare queste cellule suggerisce che il carico totale potrebbe essere considerevole.