“Siamo ancora ciechi al problema della complessità, mentre solo un pensiero complesso ci consentirebbe di civilizzare la nostra conoscenza. E.Morin”
Durante l’Omeofitofestival 2017 il Prof.ELIA, allievo del compianto Prof. Emilio Del Giudice, ci ha parlato della “memoria dell’acqua”, ovvero della possibilità dell’acqua, in forma liquida, di mantenere una “impronta” delle sostanze con cui è venuta in contatto.
Fu l’immunologo francese Jacques Benveniste a pubblicare nel 1988, sulla prestigiosa rivista internazionale “Nature”, i risultati di rivoluzionari esperimenti che dimostravano come l’acqua fosse capace di mantenere una memoria/informazione di sostanze in essa disciolte o diluite; tali risultati non solo avrebbero potuto fornire una base scientifica ai principi della medicina omeopatica ma, soprattutto, avrebbero scardinato consolidate conoscenze di fisica, chimica e medicina, costringendo ad una revisione e riscrittura di più nozioni.
Nonostante una bocciatura acritica della comunità scientifica, le ricerche iniziate da Benveniste e dai gruppi da lui capitanati proseguirono, incoraggiate dalla curiosità e la voglia di approfondire sia di scienziati italiani che di personalità illustri del mondo della scienza (quali il premio Nobel Luc Montagnier). I risultati sono molto incoraggianti.