Dei ricercatori americani della Columbia University, ritengono di aver scoperto un pezzo chiave nella comprensione del collegamento tra la dieta e la demenza.
Si è collegato un modello dietetico specifico ai marker di infiammazione ematica. Inoltre si è dimostrato che, negli adulti anziani che hanno seguito un simile schema dietetico, il volume della materia grigia cerebrale era minore e avevano peggiori funzioni cognitive visuospaziali.
Le persone che consumano meno omega 3, meno calcio, vitamina E, vitamina D e vitamina B5 e B2 hanno più biomarcatori infiammatori.
Lo studio suggerisce che i fattori alimentari come pesce, frutta a guscio, acidi grassi polinsaturi omega-3, folati e diete mediterranee sono associati a minori rischi per la malattia di Alzheimer (AD) e una migliore salute dei cervelli negli anziani .
Altre prove dimostrano che molti alimenti e nutrienti modulano i processi infiammatori.
Questo studio ha dimostrato un’associazione tra livelli aumentati di proteina C-reattiva (CRP) e interleuchina-6 (IL6) e peggiori cognizioni e volumi minori delle cervello.
Nello studio effettuato su 330 adulti anziani del progetto Washington Heights-Inwood Community Aging, i ricercatori hanno effettuato scansioni strutturali con MRI e misurato i livelli dei biomarcatori infiammatori, sia CRP che IL6.
I partecipanti allo studio hanno completato un questionario di frequenza alimentare di 61 punti che ha chiesto l’assunzione di sostanze nutritive nel corso dell’ultimo anno.
Da queste informazioni, i ricercatori hanno utilizzato un modello statistico per creare il pattern nutrizionale legato all’infiammazione (INP).
“L’INP è fondamentalmente una combinazione lineare di 24 nutrienti, ognuno con un peso diverso sull’INP”.
I partecipanti allo studio sono stati anche sottoposti a test neuropsicologici che hanno valutato la memoria, il linguaggio, la velocità esecutiva e la funzione visuospaziale. Da questi punteggi di test, i ricercatori hanno calcolato un punteggio medio di cognizione composito per ogni partecipante.
Coloro che hanno meno anni di istruzione hanno avuto un INP relativamente elevato.
I ricercatori hanno determinato che avere un volume cerebrale della materia grigia più piccola potrebbe aiutare a spiegare perché chi consuma più sostanze infiammatorie ha peggiori cognizioni visuospaziali.
Questi nuovi risultati suggeriscono che gli interventi che riducono i marcatori infiammatori possono essere utili.
Una volta che ciò è noto, può essere possibile intervenire, non solo attraverso una dieta più sana, ma forse anche con un supporto micronutrizionale.