La tecnica del short fasting, che significa “digiuno breve”, sta diventando sempre di più oggetto di studi approfonditi e particolareggiati che ne documentano l’efficacia e che ne determinano le varie applicazioni nel campo medico.
Con questa tecnica si cerca di attivare attraverso una breve fase di digiuno la produzione di una particolare proteina, chiamata FSP27, che favorisce la lipolisi conservando o aumentando la massa muscolare.
Il controllo dei cibi deve durare al massimo 15-18 ore e, fattore determinante e fondamentale, va attuato durante le ore del riposo notturno, in pratica evitando di assumere il pasto serale. Le ricerche sul tema, in particolare quelle di Chaix e di Vilà-Brau, confermano che il suo effetto dura nel tempo e che l’introduzione di cibo solo nelle 7-9 ore di attività diurna può essere responsabile della regolazione globale nei confronti di molte problematiche metaboliche che affliggono oggi il mondo industrializzato, dal diabete all’ipercolesterolemia, alla sindrome metabolica.
È sufficiente anche solo 2 giorni di short fasting alla settimana per mantenere un effetto riequilibrante sul metabolismo dei grassi e degli zuccheri anche negli altri giorni della settimana.Tale principio innovativo si basa su solide basi scientifiche che guiderà la ricerca clinica sui segnali del cibo anche nei prossimi anni.
Lo schema si attua in 2 o 3 giorni non consecutivi alla settimana in cui la giornata alimentare prevede una prima colazione caloricamente libera, cui segua un pranzo meno ricco della prima colazione, e infine, dalle 15 o dalle 16 si smetta di mangiare fino alla mattina del giorno successivo. Mantenendo cioè almeno 15 ore e fino a 18 ore di digiuno prima di rimangiare, anche abbondantemente, nel momento metabolicamente più adatto della giornata, cioè la mattina successiva.
Tale impostazione di dieta ristretta nel tempo, che indica cioè l’assunzione alimentare solo nelle ore di attività diurna e richiede un digiuno breve nelle ore seguenti, permette di facilitare il ripristino della primitiva struttura metabolica e consente di prevenire l’obesità e numerose patologie metaboliche, perfino quando negli altri giorni vi sia una assunzione alimentare scorretta. Ciò non deve certamente permettere di indurre a affiancare al digiuno breve dei giorni squilibrati di alimentazione, ma può aiutare a salvaguardare l’organismo dagli effetti di qualche occasionale sgarro nutrizionale.
La pratica di 2 o 3 giorni di short fasting affiancati da un corretto approccio nutritivo negli altri giorni della settimana ha basi scientifiche che si dimostrano sempre più solide e consentono di approfondire lo studio dei segnali e dei messaggi metabolici oltre che di ottenere clinicamente risultati rilevanti.